un altro po' di moda

Avrei da fare alcune traduzioni poiché ho ben pensato di offrire il Graficettario a un pubblico più vasto, cioè ai possibili acquirenti che non sanno né l'inglese né l'italiano, proponendo ulteriori versioni in lingua di ciò che il libro contiene di scritto, quindi quelle poche pagine iniziali (legenda, equivalenze, tecniche...).
Che poi, questo libricino dal cuore di dolci è ottimo per i bimbini che vogliono sporcare le cucina, come per gli adulti che vogliono approfondire il vocabolario culinario della lingua straniera che stanno apprendendo.
Ad esempio, mia cognata Novella, che mi sta traducendo le cosette in tedesco e che insegna italiano in Teteschia, potrebbe usarlo in una delle sue lezioni (e così me lo sponsorizza ihihihi!).

Vi faccio vedere uno zoom della legenda:
graficettario

Mah si, di ricette illustrate ne esistono, e di bellissime, ma alla fine non facilmente eseguibili, cioè non pratiche; inoltre Graficettario è un libro al contrario delle altre che sono ricette-spot; molte di queste hanno comunque del testo esplicativo accanto, hanno cioè art&copy complementari, per cui le sole immagini non sarebbero funzionali ai fini dell'esecuzione del procedimento culinario; infine infine, il mio libro ha raccolto solo DOLCI e intende essere da collezione.

E' carino, è diverso, è colorato, è morbido, è semplice, e non costa tanto!

La moda la moda... quella moda che passa lasciando lo stile, parafrasando Chanel (evviva l'aforismario).

Negli articoli precedenti di storia della moda ho scritto dell'indumento gonna, della Rational Dress Society e di Madelaine Vionnet, oggi parliamo un po' della Haute Couture che è la moda su misura cucita a mano dall'imbastitura al confezionamento finale dai più esperti sarti, fatta di tessuti molto costosi e poi decorati con ricchezza sempre a mano. Oggi la Haute Couture non ha etichetta, nel senso che i pezzi unici realizzati non sono votati alla vendita ma sono modelli dimostrativi per la passerella; lo stesso termine è protetto dalla legge francese, la quale prevede una Chambre Syndicale che decide quali case di moda propongono vera Haute Couture.

L'alta moda nasce con il primo atelier di Frederick Worth a Parigi nel 1858, ma con maggiore esattezza nel momento in cui suddetto stilista diventa il sarto dell'imperatrice Eugénie de Montijo (moglie di Napoleone III) nel 1864. Worth crea abiti di lusso per la borghesia francese, fa Haute Couture, cioè una moda con 'etichetta', con un piano di marketing e con l'intenzione di essere anzitutto uno spettacolo pubblicitario per il pubblico. Il primo couturier della storia della moda mette indossatrici ad hoc sulla passerella a sfilare in anticipo rispetto alla stagione, introduce nel mercato ufficialmente i suoi cartamodelli per evitare contraffazioni e li esporta in tutto il mondo. 
Con lui la moda si internazionalizza, la sartoria diventa anche maschile e non più predominio della donna-sarta e l'atelier diventa luogo di ritrovo delle signore.

La Haute Couture, che esporta la moda parigina nel mondo, influenza il panorama sartoriale mondiale fino alla prima metà del XX secolo e dall'indicare all'inizio esclusivamente una sartoria (couture) di lusso (haute) passa con gli anni a fare della moda un proficuo business mondiale, un settore imprenditoriale relativo alla creazione e vendita continua di abiti femminili di alto livello. Nel 1932 viene creata una scuola apposita per formare gli haute couturier di Francia e del mondo, l'Ecole de la Chambre Syndicale de la Couture, e nel '45 vengono stilate le regole per poter ufficialmente affermare di fare alta moda, queste sono:
- portare avanti solo progetti su ordinazione per privati,
- avere un atelier a Parigi con almeno 15 dipendenti full-time,
- avere venti tecnici full-time per ogni atelier,
- presentare per ogni stagione una collezione composta da almeno 50 modelli originali, sia da giorno che da sera, con una sfilata a gennaio e a giugno.


La guerra mondiale cambia però il sistema sociale che aveva iniziato a barcollare, la media borghesia diventa più potente e parimenti le donne che acquistano partecipazione nelle attività del mondo esterno. E' la donna in effetti a cambiare la moda in base alle proprie necessità. Nel dopoguerra cerca nuovi abiti, meno innaturali e più fluidi. La crinolina, il panier, l'abito princesse non sono più funzionali alla donna pratica della modernità, che rifiuta la classica S-Shape silhouette degli abiti alla Worth e chiede libertà di movimento.





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